
SALVATORE GARAU
“AUTORITRATTO”
SPAZIO ROSETO
Corso Garibaldi 95, Milano
Fino all’ 11 maggio 2025
Orari di apertura al pubblico
Dal lunedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00
LINK VIDEO OPERA AUTORITRATTO
In questo contesto si colloca Autoritratto (2022), opera-video della durata di soli 23 secondi ma di un’intensità concettuale straordinaria, la più vicina al cuore stesso della poetica di Garau.
Presentata all’interno della mostra “CORPO non CORPO”, curata da Milo Goj con testo critico in catalogo di Lóránd Hegyi, in corso fino all’11 maggio allo Spazio Roseto di Corso Garibaldi 95, Autoritratto si impone come una delle opere più emblematiche e complete della produzione di Garau, visibile su Youtube anche dopo la chiusura della mostra.
“L’opera che non vedete qui accanto è il mio autoritratto. È molto simile a me, e vi assicuro che un giorno, quando non ci sarò più, saremo identici come due gocce d’acqua.” Con queste poche parole l’artista non solo presenta l’opera ma ne amplifica la portata poetica e metafisica. Garau gioca con la nozione di rappresentazione: il suo autoritratto non mostra nulla, eppure dice tutto. Un’opera che non si vede ma si percepisce, che non si guarda ma si intuisce. Un’opera che non ha bisogno di immagini per restituire l’immagine più autentica: quella che l’artista lascia di sé, invisibile eppure eterna.
Autoritratto si configura come un paradosso perfetto, un ossimoro visivo e concettuale: un’opera immateriale che si rivela iperrealista. Non nel senso tradizionale della mimesi pittorica, ma in quanto manifestazione di un’intimità profonda, radicale, non replicabile. Garau ribalta la logica artistica classica: non è più l’artista a imitare il modello, ma è il modello a imitare l’artista. In questo processo creativo l’arte diventa specchio della sua invisibilità.
Quello di Garau non è un esercizio intellettuale fine a sé stesso. È un gesto di ribellione poetica contro l’onnipresenza del visibile, contro la sovraesposizione del corpo e dell’identità nell’epoca digitale.
Autoritratto diventa così il manifesto di un’arte che non ha più bisogno di materia per esistere, che abita lo spazio mentale ed emotivo dello spettatore, che vive nella relazione tra assenza e significato.
LA MOSTRA
Organizzata da Art Relation e promossa da Roseto e Jarvés in occasione della Milano Design Week 2025, a sottolineare una volta di più il legame fra impresa, arte e tessuto cittadino, “CORPO non CORPO” presenta, oltre all’opera-video Autoritratto, quindici tele di grande formato che raccontano nell’unione fra il corpo della pittura e il non corpo dell’immateriale l’interesse che l’artista ha sempre avuto per la materia e, allo stesso tempo, per lo spirito.
Una narrazione sulla presenza e l’assenza, sul visibile e sull’indefinito, tema già anticipato da Garau nella sua prima personale da Cannaviello nel 1984, con grandi tele nere allestite su pareti nere.
Salvatore Garau / Nota biografica
Nato a Santa Giusta (Oristano) nel 1953, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1974. Dal 1976 al 1983 entra a far parte del gruppo di rock d’avanguardia degli Stormy Six. La prima personale è del 1984 nello Studio Cannaviello di Milano, seguiranno personali a Lugano, Losanna, Barcellona, San Francisco, Washington, Strasburgo, Londra. Due le presenze di Garau alla Biennale d’Arte di Venezia, nel 2003 e 2011. Negli ultimi anni ha esposto nei musei di Saint-Étienne, Cordoba, Brasilia, San Paolo, Montevideo. Nel 2017 ha scritto e diretto “La tela” docufilm girato in un carcere di Massima Sicurezza in Sardegna con la fotografia di Fabio Olmi. Nel 2019 ha girato un docu-thriller prendendo spunto dalle ultime opere “Futuri affreschi italiani” (Pale d’Altare per altri pianeti). I due film sono invitati e premiati in decine di festival in tutto il mondo. Nel 2021 la vendita all’asta delle opere immateriali “io sono” e cinque mesi dopo “Davanti a te” hanno creato accesi dibattiti in tutto il mondo.
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